La storia dell’incubatrice: come si sono evolute le cure per i neonati prematuri

neonati prematuri

Come è stata inventata l’incubatrice per neonati prematuri? E cosa ha decretato il suo successo? Per scoprire la storia di questo strumento, che ha salvato la vita a tanti bambini, dobbiamo fare un salto negli anni Ottanta dell’Ottocento. Precisamente in territorio francese.

L’incubatrice neonatale: dallo zoo di Parigi all’ospedale di Stéphane Tarnier

L’incubatrice per bambini prematuri è una speciale culla che consente al neonato di godere di condizioni simili a quelle della vita intrauterina, assicurando il giusto grado di ossigenazione, temperatura, umidità, nutrimento, fino a quando non sia in grado di sopravvivere autonomamente nelle normali condizioni ambientali.

L’idea di questo strumento venne al medico francese Stéphane Tarnier mentre osservava allo zoo di Parigi un sistema per tenere al caldo i pulcini.

Il primo prototipo dell’incubatrice per neonati prematuri

Il primo prototipo non era altro che una scatola di legno con un coperchio di vetro in cui l’aria, riscaldata da bottiglie di acqua calda triangolari, circolava per convenzione prima di uscire attraverso un anemometro. L’ambiente manteneva una “temperatura neonato” costante durante il cambio delle bottiglie di acqua, che avveniva ogni 2 ore.

Tarnier lo utilizzò in uno dei più grandi ospedali parigini, la Maternité, ottenendo un impatto notevole e dimezzando le morti dei neonati prematuri.

Ma il vero merito di Stéphane Tarnier fu di riuscire a convincere i colleghi che c’era qualcosa in più che si poteva fare per la cura dei bambini prematuri e che poteva aprire la strada a nuove invenzioni.

Dall’idea all’esposizione internazionale delle nuove tecnologie

Qui la storia dell’incubatrice diventa più interessante. Nei primi anni del Novecento, tra i tanti estimatori di Tarnier, c’era il giovane dottore Martin Couney. Malgrado alcuni studiosi ancora oggi avanzino molti dubbi riguardo il suo titolo, è grazie a lui che la fama dell’incubatrice raggiunse l’apice.

Come riuscì nell’impresa? …allestendo dei “incubator show” nelle esposizioni internazionali all’interno delle quali venivano celebrate le nuove tecnologie.

Famosa, in questo senso, fu l’esposizione internazionale di Buffalo del 1901, dove Couney mostrò una incubator station con una dozzina di incubatrici dentro alle quali dormivano veri neonati. Ma il vero successo fu decretato quando venne invitato ad organizzare un’esposizione permanente al Luna Park di Coney Island.

I visitatori pagavano un biglietto per entrare e guardare le file di neonati disposti nelle incubatrici, proprio come facevano per le altre attrazioni del Luna Park.

In poco tempo, diventò di fatto una sorta di clinica, con infermiere, balie e personale addestrato, pagato da Couney con il ricavato dei biglietti, dove i genitori che non sapevano cos’altro fare portavano i bambini prematuri – che in ospedale non avrebbero ricevuto alcuna cura particolare.

Dei circa ottomila bambini portati a Coney Island, circa 6.500 sopravvissero. Per quanto quelle esposizioni rappresentassero per molti una trovata buffa, riuscirono a far conoscere le incubatrici, che alla fine degli anni Trenta entrarono in molti ospedali.

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