Finlandia: una scuola senza più materie

Immaginate una scuola senza materie e senza il campanello che segna l’inizio dell’ora di italiano o l’ora di matematica. Vi sembra impossibile o inefficace? E invece no, o almeno così sono convinti i finlandesi.
Il sistema scolastico finlandese è da sempre considerato il modello più moderno ed evoluto del mondo, proprio perché in continuo divenire rispetto alle nuove esigenze della società moderna. Non è un caso infatti che risulti sempre ai primi posti, se non al primo, tra i risultati del Pisa (Programme for International Student Assessment).
Sistema scolastico finlandese
Se cambia la società anche la didattica dovrebbe rinnovarsi al suo interno, sembrano volerci dire gli insegnanti finlandesi.
Per didattica si intende la pratica dell’insegnamento e l’organizzazione dei metodi di studio. In poche parole, definisce il modo in cui si deve insegnare, dando uno scopo all’insegnamento.
Lo scopo in Finlandia, in base anche al nuovo schema nazionale (National Curriculum Framework – Ncf), è provare a creare percorsi interdisciplinari, liberando gli argomenti dai soliti compartimenti stagni e creando punti di contatti tra le stesse materie.
La BBC, colosso tv britannico, è andata a curiosare durante una lezione alla Comprehensive School di Hauho (l’equivalente di una scuola media italiana) per raccontare come avviene una lezione interdisciplinare.
La Comprehensive School è situata nella piccola città di Hauho, immersa tra boschi e i laghi, a nord-est di Hameenlinna. L’istituto accoglie ogni giorno 230 alunni di età compresa tra i 7 e i 15 anni. Rispetto alle tradizionali scuole italiane ciò che emerge è questa aria familiare: le scarpe vengono lasciate all’ingresso, sono usati le gym balls al posto delle sedie e ci sono pull-up bar per fare le trazioni nei corridoi.
La didattica interdisciplinare nell’era digitale
Secondo la Comprehensive School, l’approccio interdisciplinare prevede non solo la correlazione tra i temi, passando da materie classiche come storia a fatti di attualità, ma anche l’uso di tecnologie quotidiane come tablet e smartphone per fare le ricerche in classe.
Da una lezione su Pompei e sull’eruzione del Vesuvio si passa al confronto tra l’antica Roma e la Finlandia attuale, paragonando le terme romane con le moderne Spa o il Colosseo con gli attuali palazzetti dello sport. La classe viene divisa in gruppi dotati di mini computer portatili: un gruppo esamina le terme romane e le terme di lusso di oggi, un altro confronta il Colosseo con gli stadi moderni. Il tutto usando le stampanti 3D per creare una miniatura del loro edificio romano, che diventerà parte di un gioco da tavolo che gli alunni andranno a sviluppare successivamente.
Sono queste le basi del nuovo metodo formativo dei fenomeni, teorizzato da Kirsti Lonka.
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Phenomenon-Based Learning (PBL): il metodo “dei fenomeni”
In tutte le scuole della Finlandia, nel 2016 è diventato obbligatorio insegnare in modo più collaborativo, permettendo agli studenti di scegliere un argomento d’interesse e di far ruotare lo studio intorno a questo, sia in aula utilizzando la tecnologia che in esperienze pratiche fuori.
Questo metodo è noto come il Phenomenon-Based Learning (PBL) – il “metodo dei fenomeni” e ha come scopo quello di dotare i bambini delle abilità necessarie per comprendere le nuove dinamiche sociali ed essere fautori del futuro.
Come spiega Kirsti Lonka, docente di Psicologia dell’Educazione all’Università di Helsinki, attraverso l’apprendimento “basato sui fenomeni” si sviluppano competenze specifiche, come il pensiero critico e le capacità tecniche, in grado di aiutare i bambini ad esempio a identificare le notizie false nel web, o a respingere il cyberbullismo o a installare software anti-virus e collegare il computer a una stampante.
«Tradizionalmente, l’apprendimento è stato definito come un elenco di argomenti e fatti d’acquisire, come l’aritmetica e la grammatica. Ma quando si tratta di vita reale, il nostro cervello non è tagliato per problemi del mondo: crisi globali, migrazioni, economia. Abbiamo davvero dato ai nostri figli gli strumenti per affrontare questo mondo interculturale?” si chiede Lonka. “Penso che imparare a pensare, imparare a capire, siano competenze importanti, che rendono l’apprendimento un divertimento, promuovendo così il benessere.»
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